Quando un rifugio torna a nuova vita. E con esso rinascono sogni e speranze

 PARCO CANILE VITINIA EX POVERELLO: LA LUNGA STRADA VERSO LA GIUSTIZIA. E LA FELICITA’

 Dal 3 dicembre 2003 ad oggi: un canile lager sequestrato dalla Magistratura, svuotato di tutti i suoi sofferenti animali, ristrutturato e fatto nuovamente rinascere

 

Sono proprio i cani a rendere l’omaggio più bello al rifugio ex Poverello, con le loro espressioni finalmente serene, appagate. E’ la storia di un canile sequestrato dalla Magistratura per maltrattamento agli animali, interamente bonificato dall’Ufficio Diritti degli Animali del Comune di Roma nel 2006-2007, con i 250 cani ritrovati all’interno ancora vivi nel dicembre del 2003 praticamente oggi tutti adottati, svuotato e ristrutturato interamente, e di nuovo reso vivo e palpitante con l’ingresso di nuovi animali reduci anch’essi da sequestri per maltrattamenti altrettanto brutali e feroci.

E’ la storia di come sia possibile cambiare il mondo. E’ la storia dell’Ufficio Diritti degli Animali del Comune di Roma che ci ha creduto fermamente.

Una storia che inizia in quel lontano martedì 3 dicembre del 2003, quando gli uomini della Polizia Provinciale e i veterinari della ASL RMH bussano al cancello del canile “Aisa – Il Poverello”.Vi trovano dentro quasi 300 animali vivi in mezzo ad altrettanti animali morti. Cani di razza adulti e cuccioli, meticci, gatti a pelo lungo e corto, un gallo, galline, papere, colombe, conigli, persino una iguana, 2 furetti e un cincillà. Vengono tutti prontamente assistiti, curati e soprattutto fatti adottare dall’Ufficio Diritti degli Animali del Comune di Roma in collaborazione con gli operatori dell’ex Cinodromo e dell’Associazione Volontari Canile di Porta Portese.

Due anni dopo, nel dicembre del 2005 il canile viene svuotato e abbandonato. E quel pezzo di storia, archiviato. Poi, nuove emergenze come il sequestro dei cani di una associazione romana e la gestione del drammatico sequestro del canile privato romano sulla via Ostiense (iniziata nel gennaio del 2002 con la presa in custodia da parte del Comune di Roma di 1.031 cani maltrattati e proseguita tra alti e bassi giudiziari fino ai drammatici momenti del dissequestro nell’estate del 2004 e al nuovo affidamento dei cani al Comune di Roma nell’ottobre del 2004) portano alla possibilità, per il Comune di Roma, di poter avere in custodia la struttura abbandonata.

Ed è cosi che i lavori cominciano di nuovo. Ma lavori diversi, fatti all’insegna della vita e della rinascita e non più della morte e dell’emergenza. E così questa struttura comincia a respirare di nuovo. Pian piano, vengono ristrutturati gli ampi recinti di 30 metri quadrati, le case di legno dei cani dotate anche di illuminazione, un comodo ufficio con spogliatoi, l’ambulatorio veterinario, i bagni per gli uomini e per le donne, una strada privata che conduce giù al fiume Tevere, dove gli animali possono passeggiare in un habitat naturale di tutto rispetto. E mentre l’impresa ristruttura e ricostruisce, i volontari lavano, spazzano, cominciano a sistemare.

Il 1 giugno del 2007 la struttura viene riaperta, anche se solo per la metà. I primi cani, reduci da un passato di maltrattamento, già quasi tutti anziani, cominciano ad essere trasferiti. Divisi in piccoli gruppi compatibili, mostrano immediatamente di gradire moltissimo la nuova dimensione di vita, maggiormente in linea con il loro essere animale. La presenza della terra e non più del cemento, l’ampia cuccia in legno dove dormire e rilassarsi, il verde, gli alberi, la possibilità di muoversi e giocare. La felicità di poter scavare una buca e dormirci dentro.

Poi, nell’agosto del 2007, la drammatica scoperta. Mentre continuano i lavori di ristrutturazione del canile, in un’area delimitata e limitrofa, dove per mesi le persone coinvolte nel primo sequestro si sono barricate, e in prossimità della quale solo da pochi giorni i volontari dell’Associazione Volontari Canile di Porta Portese hanno libero accesso, i lavoratori dell’Associazione sentono il pianto di un cucciolo e il fetore della sporcizia e dell’abbandono.

Immediatamente scatta l’allarme. Nel giro di poche ore, il NIRDA, il Nucleo Ispettivo Reati ai Danni degli Animali del Corpo Forestale dello Stato, fa irruzione nel prefabbricato e scopre 22 barboncini e maltesi, tra cuccioli e adulti, in pessime condizioni di vita.

Un cucciolo incastrato in una fognatura aperta e fatiscente. Un barboncino anziano immediatamente ricoverato. Una cucciola sofferente di una grave malformazione cardiaca costretta ad un delicato intervento chirurgico. Dappertutto, sporcizia, squallore. Un fetore che colpisce alla gola, alla bocca dello stomaco e che fa scappare anche i tecnici più esperti.

Una volta salvati gli animali, nel giro di 10 giorni il prefabbricato viene buttato giù, insieme – e questa volta, per sempre – al ricordo di un passato tanto squallido quanto feroce. La reiterazione del reato, un secondo maltrattamento, e questa volta, a distanza di quasi 4 anni, una realtà che si mostra interamente per quella che è e che forse è sempre stata: anche in questo secondo sequestro, tutti gli animali non sono sterilizzati, le tantissime femmine in calore sono continuamente coperte dai maschietti. Presumibilmente, un allevamento abusivo. Di cani di razza (barboncini e maltesi) e di piccole dimensioni. Animali che possono avere un valore di mercato anche di 2000 euro a cucciolo.

Ma anche questa volta, la violenza dell’uomo sull’animale viene sconfitta e cancellata. I segni del passato abbattuto, i 22 barboncini affidati a persone di fiducia e il canile completato e riportato interamente a nuova vita.

Ancora oggi, a distanza ormai di anni dalla fine dei lavori e dal loro trasferimento, ci sono cani che hanno stampato permanentemente sul muso il sorriso della libertà. E ci sono cani che hanno ancora l’espressione sognante di quelli che pensano: “Ma non mi riportano in gabbia? Mi hanno dimenticato dentro al giardino dello sgambamento?”.

Oggi, alcuni di quei cani trasferiti dal 1 giugno 2007 non ci sono più. Molti adottati. Molti ci hanno lasciati, ormai molto anziani. Tutti loro sono stati sostituiti con altri cani, tutti in cerca di cure e di adozioni. E tutti, appena arrivano nel rifugio, cominciano a sorridere. Senza bisogno di mostrare loro biscotti prima di scattare una foto.

Ed è questa la soddisfazione più grande. La risposta migliore a chi allora non ci credeva. La risposta migliore a chi oggi ha il coraggio di denigrarci.

Rifugio Vitinia ex Poverello, via del Mare km 13.800 gestito dall’Associazione Volontari Canile di Porta Portese

Aperto al pubblico per visite ed adozioni dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 14