Da tanto tempo volevo raccontare la nostra storia, ed è proprio venuto il momento di farlo.

Io non ho scelto Birillo, credo che lui abbia scelto me e che ci stavamo semplicemente aspettando.

Non spiegherei diversamente uno strano accadimento per cui il pomeriggio del 6 gennaio 2010, intenta in tutt’altri pensieri, mi sono ritrovata quasi dal nulla ad approfondire storie di cani abbandonati, cosa che di solito ho sempre evitato, nonostante la mia vocazione animalista, nel tentativo di difendermi dal dolore a cui regolarmente mi portano.

Però quel giorno, dopo aver scelto di “farmi del male”, qualcosa è cambiato.

Mi sono resa conto che la mia vita doveva avere una svolta in tal senso e che piangere non serviva.

Così ho deciso di affrontare il tema volontariato con la mia amica Mariangela, da tempo nell’AVCPP.

Ma non bastava ancora neppure quella idea (che ad oggi è divenuta, comunque, splendida realtà). Volevo dare un segno ancor più forte alla mia vita.

Tuttavia, non mi sentivo affatto pronta per prendere un cane. Con il mio primo e unico cane sono cresciuta e la sua morte mi ha lasciato un lungo segno. Ho sempre pensato che un giorno ne avrei avuto un altro “ma non ora”: lavoro a tempo pieno, ho già due splendidi gatti e pensavo (presuntuosamente) di avere un equilibrio quotidiano più o meno raggiunto. Poi ho capito, finalmente, che con i se e con i ma non si vive appieno, che si rimanda sempre qualcosa attendendo “situazioni ideali” che semplicemente non esistono, perché (come ha detto qualcuno) la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati a fare altri progetti. Per di più, in questo caso, la situazione perfetta non serviva davvero, poiché ben poco è necessario per trasformare in ideale il contesto di chi conosce una gabbia come unica condizione di vita!

Per una settimana non ho quasi dormito nel rendermi consapevole di ciò e sempre più mi stavo orientando ad arricchire la famiglia di una nuova creatura pelosa che fosse grande di taglia e di età, perché poche speranze di una vita fuori dal canile si trasformassero in realtà e devo moltissimo al mio compagno che, pur non avendo mai avuto un cane, mi ha appoggiata sempre in questo percorso.

Il 16 gennaio Birillo era a casa. Scelto? Quel muso era uno dei mille musi che ho tentato di guardare, ma non si poteva scegliere…quella foto mi ha guardato, la sua storia era una di quelle a cui dare una svolta di libertà, il suo viso come averlo conosciuto da sempre e riflesso di un desiderio di amore cui dare pienezza reciproca.

Birillo doveva essere presumibilmente del 2001. Dunque prendevo un cane di circa 9 anni, cosa dall’impatto emotivo non indifferente, perché si inizia una strada insieme che inevitabilmente non sarà molto lunga, ma anche questo l’avevo deciso con convinzione.

Per alcune storie tristi e complicate l’età non è ben definibile e così, ora che Birillo mi ha raccontato la sua, improvvisamente ho un cane di 12 anni! … ma cosa sarebbe cambiato se l’avessi saputo prima? Un altro se e un altro ma con cui fare i conti? Birillo è Birillo e basta, così com’è!

Non è una passeggiata conoscersi da grandi. Eppure non solo è possibile, ma è meraviglioso.

Una delle sfide più belle della vita è la scoperta-incontro dell’altro, soprattutto di chi ha una storia diversa da raccontare…e Birillo quanta ne ha! Ora mi è difficile realizzare che mentre io, in dodici lunghi anni, affrontavo tante fasi della mia vita lui era sempre a girare in tondo, percorrendo ossessivamente i perimetri dei recinti che lo hanno ospitato, tutte le giornate uguali, per fortuna scandite (poi) dall’amore enorme dei lavoratori e dei volontari dell’AVCPP che gli hanno permesso di vivere dignitosamente la sua situazione.

Quando l’ho incontrato per la prima volta in canile, emozionata e commossa, ho visto uscire dal  kennel un essere senza alcuna interazione, avvertendo che eravamo due perfetti estranei. Improvvisamente ho avuto paura, ma dovevo andare avanti, per me e per lui, crescere io e far brillare i suoi occhi e fare di questo incontro un dono reciproco. Oggi Birillo è la mia vita….

Ho trascorso circa un mese a pulire le sue pipì di cane adulto e i suoi escrementi sparsi ovunque (come poteva sapere, povera creatura, che esistevano luoghi e tempi diversi da prima per fare i suoi bisogni?), così come ho sofferto nel non saper che fare quando girava in trance in 2 metri quadrati per ore o si spaventava per ogni cosa, ma mi rendevo conto che era appena iniziato un percorso e che avremmo vinto insieme. E infatti, dopo un momento di difficoltà, tutto si è aggiustato. Seguendo anche i consigli di un serio veterinario comportamentalista, abbiamo creato un rapporto di fiducia reciproca con Birillo, aiutandolo a recuperare capacità e ricordi sopiti e ad arricchire la sua autostima e francamente lui ha arricchito la nostra!

Quando ha iniziato a riconoscere il suo nome è stato bellissimo, la prima volta che ci ha scodinzolato pian piano mi sono profondamente commossa, così come la prima volta che è stato contento di uscire o di avere la pappa, lui che tutt’ora non chiede mai niente! E la sua prima corsa libero nel parco un pianto di gioia, credo per entrambi. In casa mi segue come un’ombra e in passeggiata quando cammina avanti si gira spesso per controllare che ci siamo. Ora ogni giorno è migliore e c’è qualcosa di nuovo da imparare e non solo per lui!

Birillo in 9 mesi ha scoperto le onde del mare e i prati di montagna, la sabbia per correre sfrenatamente e che esistono le talpe. Birillo ride (davvero!) di gioia quando dico “usciamo!”. E’ divenuto anche un ottimo assistente in cucina, dove (senza compromettere la sua salute) assaggia sempre nuovi sapori, così come si interessa di giardinaggio in terrazza. Si è fatto furbetto e, sapendo che con il seduto – una delle cose di cui non conosceva assolutamente il significato – ottiene il premietto, ora si siede ottomila volte al giorno ovunque, vedi mai? Se non accade nulla, passa al “terra” e snocciola in sequenza le cose che ha imparato e potrebbero valergli un complimento gastronomico! Convive teneramente con due gatti, la timida Matisse, che lo rispetta molto, e il discolo di casa, Bizet, da cui si fa rubare persino i croccantini dei giochi e che lo accoglie al ritorno da ogni passeggiata con una capocciata d’affetto. Al parco, con gli altri cani si sa comportare benissimo, facendosi rispettare quando è il caso o (ebbene si!) invitandoli al gioco, e quel codone un tempo basso fra le gambe è divenuto un piumino sempre in movimento. Riceve ovunque complimenti per la sua bellezza, la sua serenità (!) e perché non dimostra proprio i suoi anni! Durante i viaggi in macchina si fa ricchissimi sonni, non teme più la scopa elettrica o una porta che sbatte ed ormai accetta e riconosce ogni gesto: si fa asciugare quando piove e spazzolare quasi con vanità, richiamandoci con la zampa per avere altre attenzioni, che non gli vengono certo negate e per le quali ormai è noto a tutti come il Principe.

Io ammiro moltissimo Birillo per ciò che è riuscito a costruire. Noi lo abbiamo sostenuto, ma il resto l’ha fatto tutto da solo.

Oggi tutti i problemi si sono trasformati in gioie, tutti gli interrogativi e paure sono finiti. Non esistono impedimenti per questo tipo di scelta, tutto si aggiusta e ha una sua soluzione, basta volerlo! Per il lavoro a tempo pieno esistono i dog sitter o (incredibile!) un cane che ti aspetta felice e tiene la pipì tranquillamente 12 ore; per il timore della sua età c’è la certezza che ogni giorno passato con noi è un anno di vita recuperato. Non serve pensare troppo ma agire, guidati dall’amore e dalla pazienza.

Birillo mi sta dando moltissimo. Siamo in simbiosi ormai, da quando è arrivato tutte le sere lo addormento massaggiandolo per rassicurarlo, anche se ora la buona notte non serve più a lui, ma è divenuto un rito che fa bene a me!

Birillo ha due occhi dalle ciglia bianche che esprimono saggezza e ad un tempo desiderio di ricominciare anche alla sua età, perché non è mai tardi per recuperare, per scoprire la vita, per avere una chance. Dal suo bel tartufo lucido esce sempre una goccia, ci hanno spiegato che non è raffreddore cronico ma solo emozione. Per questo, ovunque ci troviamo, ci cerca come punto di riferimento: siamo forse il suo ristoro nella fatica di rinascere a 12 anni.

Dopo tanto lavoro, ha interrotto la sua deambulazione stereotipata e non gira più in tondo ossessivamente come all’inizio. Si, alle volte lo fa ancora, quando non è nel suo ambiente o è in difficoltà ma, come ognuno di noi convive con le proprie ombre, così è per Birillo. La novità è che ora ci aiutiamo a vicenda ad uscire da quel ruotare intorno alle cose senza il coraggio di spezzare quel vortice. Al suo fianco ho imparato ad apprezzare ogni giorno senza le sovrastrutture umane e mi sono convinta, ancor più di prima, che tutti dovrebbero avere un cane per arricchire la propria anima. E, per quanto mi riguarda, non ho capito come ho potuto aspettare tanti anni nel farne a meno!

Un mese fa abbiamo scoperto che una ciste apparentemente innocua era in realtà un fibrosarcoma. Già fiduciosi nell’operazione perfetta di asporto, anche l’ecografia addominale ha dato esito negativo circa la presenza di metastasi. Un altro regalo, insomma a questa età! Lui non ha provato un solo istante della mia paura, perché, appropriandomi delle parole affettuose della cara Simona, Birillo è felice così, con gli acciacchi dell’età, che non scambierebbe per nulla al mondo con una vita dalla salute perfetta ma chiuso dentro ad una gabbia. Lui non ha paura di quello che sarà domani, perché la sua felicità è già oggi e per lui va più che bene così.

Così, quando non oso pensare a quando ci dovremo separare, provo ad imparare da lui e a fidarmi della vita che, non a caso, ha voluto accomunare le nostre storie e se – unico rimpianto – non l’ha fatto prima ci sarà un perché. E un lontanissimo “dopo” servirà per far rinascere qualcun altro che sta aspettando di farlo, perché Birillo questo mi ha insegnato: che tutto ciò è meraviglioso e che si rinasce insieme.

Grazie alle persone speciali che hanno condotto Birillo a me e mi hanno supportata, ma prima ancora gli hanno reso la vita vivibile e piena di speranza: Simona, Elvira, Beatrice, Rosaria e poi  Mariangela e Federico.

Birillo caro, camminando mano nella zampa quanto più il Grande Padrone ci concederà, recupereremo ogni istante della storia di ieri, quella che non conta ormai più, restituendo senso pieno alla vita di oggi senza dare, né io e né tu, più nulla per scontato, in questo percorso dalle infinite sorprese che è la vita.

Con amore infinito,

Alessandra

PREGHIERA DEL CANE

Trattami gentilmente, mio adorato padrone,
perché nessun cuore in tutto il mondo
è più riconoscente per la gentilezza
del mio cuore pieno d’amore.
Non umiliarmi bastonandomi
perché, sebbene io leccherei la tua mano durante i colpi,
la tua pazienza e comprensione
mi insegneranno più rapidamente le cose che vuoi.

Parlami spesso, perché la tua voce è la musica più dolce del mondo

alle mie orecchie, sempre in attesa di udire i tuoi passi.
Lasciami la ciotola piena di acqua fresca, perché,
anche se io non ti rimprovererei se fosse asciutta,
non posso dirti quando soffro la sete.
Dammi cibo sano, così posso stare bene, per
giocare chiassosamente e ubbidire ai tuoi comandi,
camminare al tuo fianco ed essere pronto e capace di
proteggerti con la mia vita se la tua fosse in pericolo.
E, adorato padrone, se il Grande Padrone volesse
privarmi della salute o della vista,
non mandarmi via da te.
Piuttosto tienimi gentilmente tra le tue braccia,
in modo che le tue mani esperte mi concedano
il pietoso favore dell’eterno riposo
ed io ti lascerò sapendo col mio ultimo
respiro che la mia sorte è stata
sempre sicurissima nelle tue mani.

Beth Norman Harris