L’hanno definito un episodio di “microcriminalità”, ovvero un fatto delinquenza minore, di piccola rilevanza.

Eppure nulla ci leva dalla testa che quanto accaduto il 29 agosto ad Anagni sia qualcosa di molto più grave: un delitto efferato e gratuito che prevedrebbe in toto l’applicazione dell’art.544 bis del Codice Penale.

Ecco i fatti.

Cellulare alla mano, per riprendere e postare in seguito il mostruoso “divertissement”, un giovane e il suo complice hanno individuato e preso a calci fino a condurla a morta, una capretta che pascolava in un agriturismo di Anagni.

I ragazzi erano tra gli invitati ad una festa di 18° compleanno che si è svolta nella struttura ricettiva ed hanno pensato bene di movimentare l’atmosfera maltrattando l’animale con ogni espediente.

Sono giovani della “Fiuggi bene”, si legge sui quotidiani locali che hanno ripreso la notizia, eppure tanto benessere socioeconomico non ha impedito loro di infierire sul cucciolo, di pochi mesi, nemmeno dopo il decesso.

Non pentiti, hanno diffuso il video*, presto divenuto virale, per pura vanagloria. Poi sono tornati al party, come nulla fosse.

A trovare l’animale, il titolare della struttura, che ha sporto denuncia sull’accaduto.

Le autorità locali sono intervenute per dire che il fatto è certamente spiacevole, ma che non ha “comunque turbato la normale e ben nota tranquillità del territorio cittadino”. Interverranno, pertanto, per capire se si può far qualcosa per “presidiare il territorio e contrastare il disagio giovanile”.

Sapendo che il presidio del territorio, in occasioni private come questa è perfettamente inutile, il nostro augurio è tutt’altro: non che i ragazzi vengano buttati nell’ampio calderone delle vittime di un disagio sociale dai contorni soffusi. Vorremmo piuttosto che venissero giustamente processati e puniti per un reato che la legge prevede e raramente condanna: l’uccisione di animali “per crudeltà e senza necessità”.  L’illecito è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

Questa storia non ha attenuanti, nemmeno una.  E non dovrebbero trovarne per archiviare i fatti.

Spiace dire a chi si affanna a ricordare che quella non è zona di criminalità piccola o grande, che in potenza è criminoso anche il gesto di minimizzare e delegare il problema ad una impersonale collettività.

 

*IoLibero non pubblicherà il video dell’accaduto, disponibile in rete su altri canali, poiché altamente diseducativo e a forte rischio di emulazione. Non comprendiamo perché la stampa, mettendo in circolo tali immagini e contribuendo ad accrescerne la viralità, preferisca rendersi complice della popolarità di queste sevizie, pur di non rinunciare a qualche click