Giada ci manda questa testimonianza sull’intensa e unica esperienza che ha vissuto con Nina, splendida meticcetta nera da lei adottata lo scorso settembre dal rifugio privato Villa Andreina (questo il link della sua scheda e della sua adozione https://www.iolibero.org/2011/09/18/fuori-dalle-gabbie-adottata-la-tenera-nina-dopo-10-anni-di-canile/) e che purtroppo è volata sul ponte a fine maggio! Insieme alle sue splendide, emozionanti e sincere parole, Giada ci manda anche un bellissimo collage di immagini che ritraggono i momenti più intensi e singificativi della sua vita insieme a Nina, della loro vita da branco!

Volentieri la pubblichiamo sia per ricordare e salutare la tenera Nina, che per ringraziare Giada. Speriamo poi che le sue parole e il suo gesto possano incoraggiare quante più persone ad aprire il proprio cuore a un cane anziano, a un cane invisibile perchè nessuno merita di dover finire i propri giorni senza aver avuto un assaggio – seppur breve – della vera vita, della libertà, delle emozioni più intense!

Ciao Nina, grazie Giada dal profondo del cuore!

Vorrei lasciare una piccola, personale, testimonianza.

Lo scorso settembre, poco dopo la morte di uno dei miei due cani, ho sentito che avrei dovuto, e voluto, aiutarne almeno un altro… Uno di quelli, però, più sfortunati dei miei, dei cosiddetti “invisibili”, di quelli che la libertà, la vita fuori da una gabbia non sapevano cosa fosse, che una persona che si dedicasse a loro, coccolandoli e preparandogli una ciotola di pappa, non l’avevano conosciuta mai… Così mi sono rivolta a Maria Pia, volontaria in un canile, privato e senza accesso al pubblico, motivo per cui, i cani detenuti lì, più di altri, sono e restano sconosciuti… salvo sprazzi di visibilità grazie a dei link su internet, di cui sempre i volontari si occupano per farli conoscere e dare loro una possibilità.
Ed è stato così, che lo scorso 17 settembre ho adottato Nina! Una vecchietta di almeno 10 anni…interamente trascorsi in canile, in una gabbia. Una gabbia che divideva con un altro cane, Pasquale, il suo compagno della vita, tanto buono quanto vecchio anche lui. 
Nina non conosceva gli umani se non per brutte esperienze, poiché tremava e si accucciava sottomessa alla vista di ogni persona nuova, alla vista di una scopa o al sentire una voce un po’ decisa.
Nina è subito salita in macchina, e non ne aveva mai vista una in vita sua. Si è messa seduta fino all’arrivo a casa, dall’altra parte della città.
Nina ha subito mangiato senza il minimo indugio, ma con la delicatezza di una principessa, così come la chiamavo io per lo stile che la caratterizzava.
Nina ha avuto subito una cuccia calda in terrazza, perché pensavo che sarebbe stata più felice e libera di giocare, correre e fare le sue pipì ogni volta che ne avesse avuto bisogno, che avrebbe finalmente visto tante cose nuove…ma per tutti quegli anni buttata in un metro quadrato, Nina aveva paura di stare in luoghi aperti, con il ‘tetto’ così lontano…allora passava tutto il suo tempo nella cuccia, ferma, con gli occhi increduli, usciva solo quando arrivavo con le pappe… Non mi piaceva tutto ciò: Nina era venuta per stare bene, per vivere i suoi ultimi anni felice, perché “felicità” era la parola d’ordine della nostra vita insieme. Così l’ho portata in casa, una casa molto molto piccola, ma per noi 2 era perfetta. Le ho messo subito un paio di materassini in terra e lei, dei due, scelse quello sotto il pianoforte…dove si sentiva ancora più al riparo. Decidemmo di comune accordo che quello sarebbe stato il suo nuovo lettino. Non se ne separava mai. Non si è mai permessa, malgrado la pregassi in tutti i modi, di aggirarsi un po’ per la casa, di mettere il musetto fuori da quella stanza…quella stanza era diventata la sua casa e quel materassino tutta la sua vita.
Nina non ha mai fatto, neanche per sbaglio, nemmeno il primo giorno per l’emozione, la pipì in casa.
Nina si chiamava così in canile. Ho lasciato che rimanesse il suo nome. Dopotutto era l’unica cosa che aveva avuto: non avevo il diritto di toglierglielo e non nego che mi piaceva tanto e che le calzava a pennello: delicato nel suono, dolce, discreto, come lei.
Nina non conosceva i sapori eppure non ha mai fatto capricci per mangiare. Prendeva il suo cibo, ma non iniziava mai senza prima aver ‘chiesto il permesso’ con un’occhiata di gratitudine… 
Nina era una cagnolona nera, col musetto imbiancato dagli anni. Studiando per una tesi, qualche anno fa, scoprii che i ‘cani neri’, durante la guerra fredda, venivano gettati vivi nelle fosse, dove, secondo una superstizione slava, avrebbero impedito alle anime delle persone uccise di trovare la pace. Questo nel corso degli anni si andò a sommare a superstizioni religiose e al fatto che probabilmente all’occhio, tra un cane dal manto nero e uno color miele, sicuramente sarà quest’ultimo ad impressionare positivamente la psiche…
Nina non ha mai abbaiato…forse ha perso tutta la sua voce in quegli anni di prigionia.
Nina si è lasciata lavare dal tolettatore, senza fare un solo capriccio e ne è uscita cotonata.
Nina aveva una delicatezza nei movimenti, nel prendere il biscottino dalle mani e nel fiutare l’odore delle sottilette, per cui andava matta…incredibile: avevo trovato una cosa che la rendeva viva e vispa! Così ogni giorno, a pranzo e a cena, se si avvicinava alla tavola, la premiavo con un pezzettino di formaggio. Era diventato lo scopo delle sue giornate. Conquistava il suo pezzettino e correva a mangiarselo sul materassino…chissà… Ho pensato molte volte che avesse paura di non ritrovarlo, allontanandosi troppo…come con un miraggio…
Nina aveva iniziato a prendere un po’ di confidenza, aveva incominciato a fidarsi, a dormire profonda, con gran fiducia. 
Nina ha fatto tutto questo, ha saputo essere il cane perfetto, educata, riservata, una canetta delicata e deliziosa, come fosse stata addestrata all’etichetta…una compagna di vita perfetta.
Nina amava profondamente e incondizionatamente tutti gli altri cani, la sola specie con cui aveva vissuto in quegli anni e si avvicinava dando loro bacini. Ma non tutti gradivano e allora tornava da me a farsi coccolare.
Nina sapeva coccolare. Soli 2 mesi fa, l’altro mio cagnolone morì, a metà della vita, per un’imperizia medica. Lei era spaventata nel sentirmi piangere… ancora ricordo che mi guardò come se pensasse di aver fatto qualcosa di male lei… Si avvicinò, non ci dicemmo niente, ma io l’abbracciai forte. Mi ripresi velocemente, perché lei aveva bisogno di me. Non doveva subire altri malumori o profonde tristezze. 
Nina si è lasciata amare. 
Nina si è fatta amare.
Nina la chiamavo ‘la mia piccola’, perché era da soli pochi mesi che aveva iniziato a vivere e guardava tutto con gli occhioni della scoperta, come una cucciola.
Nina il 27 maggio doveva ritirare il premio per la sua adozione del cuore.
Nina però quel giorno non sta bene, allora non andiamo alla premiazione. Corriamo in clinica. Stiamo lì insieme. Viene visitata, viene addormentata in braccio a me, viene operata…
Nina il 29 maggio mi ha lasciato. Neanche 9 mesi insieme, forse i più sereni della sua esistenza, certamente i più belli della mia. 
Nina non ha avuto niente dalla vita, nemmeno il diritto di riscatto. E questo perché troppo spesso perdiamo tempo, tempo prezioso soprattutto per loro, a pensare cose sciocche con la più alta forma di egoismo, come che adottando un cane anziano l’incanto si spezzerà presto, il giocattolo si romperà troppo in fretta… Tutto sbagliato!
Lo rifarei domani. Lo rifarò domani. 
Grazie a tutti. A chi ha già adottato, a chi lo farà, a chi lo rifarà.
Giada e Nina