DISPLASIA DELL’ANCA: UN PROBLEMA SERIO DA NON DRAMMATIZZARE

Intervento chirurgico a parte, un cane colpito da displasia può avere ugualmente una vita normale ed essere felice. Basta avere le accortezze giuste

 

Lia, molto anziana, è stata operata di resezione bilaterale della testa del femore

Che il proprio cane possa essere afflitto da displasia dell’anca, è un timore comune a quasi tutti i proprietari di cani. La preoccupazione che il proprio animale possa soffrire di una zoppia talmente forte da impedirgli una vita normale, è un sentimento diffuso. Non è raro, infatti, incontrare padroni di cani che scrutano con ansia l’andatura del proprio animale, la sua postura, il suo modo di alzarsi e mettersi seduto.

Spesso sono ansie ingiustificate, motivate solo da andature “particolari” dei propri animali. Ma certo, qualora i dubbi fossero più motivati, è sempre  bene rivolgersi ad un veterinario esperto e far praticare al proprio animale un accertamento radiologico. Ma andiamo in ordine e  cerchiamo di capire tutti gli aspetti di questa patologia.

PATOLOGIA. Anzitutto, va chiarito che questa patologia può colpire cani di qualsiasi razza, di qualsiasi incrocio, indipendentemente dal sesso. Generalmente, vengono colpiti gli animali di taglia grande.

La componente ereditaria è senz’altro la componente più influente. Si tratta di una patologia con andamento recessivo, tanto è vero che anche una coppia di genitori non displasici può generare cuccioli malati. La malattia, infatti, può saltare una generazione e ripresentarsi a quella successiva. Per questo motivo è estremamente importante non far mai riprodurre animali con displasia.

Tecnicamente possiamo dire che la displasia dell’anca  è una patologia che interessa l’articolazione coxo-femorale: il termine, infatti, indica una malformazione della testa del femore. Questa parte del femore si trova, nei soggetti malati, a non adattarsi in modo adeguato alla cavità del bacino preposta a contenerla (acetabolo). Ne consegue l’usura e l’erosione delle cartilagini articolari, rendendo instabile la stessa articolazione e riportando un movimento scorretto del bacino, più o meno grave, da parte dell’animale. In seguito a questa condizione, può verificarsi l’insorgere di una artrosi deformante.

SINTOMI. La displasia ha esordio con una zoppia più o meno evidente. La zoppia è causata dall’attrito fra le due superfici articolari  (testa del femore e cavità del bacino). Questo attrito provoca in genere dolore. Per ovviare al dolore, il cane tende a modificare il suo assetto di marcia, fino a manifestare appunto i  segni della zoppia.  Ovviamente, la displasia non si manifesta sempre nella stessa maniera. Dipende dai livelli di gravità nella quale si manifesta. Se la displasia è di grado piccolo o medio, il cane accuserà una zoppia saltuaria, in particolar modo all’inizio dell’attività fisica, zoppia che andrà poi migliorando con il movimento. Nel caso di displasia fino a grado medio, il movimento del cane è consigliato al fine di creare come un “busto” naturale di muscoli intorno all’anca che possa sostenere e contribuire a tenere “attaccata” la zampa all’interno del bacino. Nel caso di displasia grave, invece, la zoppia tenderà ad aumentare  con il crescere del cane,  fin quando l’animale sarà costretto a movimenti macchinosi e accompagnati da immensi sforzi per alzarsi e sdraiarsi a terra. In tal caso, un movimento naturale è sempre consigliabile, tralasciando però sforzi intensi come le corse al guinzaglio. Il cane dovrà muoversi liberamente, e dovremo lasciare sempre a lui la decisione di come e quanto camminare. Anche le scale sono il più possibile da evitare.

DIAGNOSI: E’ sempre necessario un esame radiologico delle articolazioni coxo-femorali per redigere una diagnosi certa. Il tutto va eseguito con il cane in anestesia generale per via della posizione scomoda che il cane dovrà assumere. La lastra deve essere eseguita da un veterinario esperto che sia in grado di dare una lettura specializzata di questa patologia. Non è infatti banale riconoscere e misurare il grado esatto di displasia e solo un veterinario veramente capace può dare una risposta non discutibile.

TERAPIA: la terapia può essere di tipo medico–conservativo, basata cioè sulla somministrazione di antinfiammatori, condroprotettori, agopuntura ecc. e  mirata quindi a ridurre il dolore del cane garantendogli una qualità della vita accettabile.

La terapia  può essere anche di tipo chirurgico, ma esclusivamente nei casi di displasia estremamente grave, quando la qualità della vita del cane è fortemente compromessa e i movimenti del cane sono resi praticamente impossibili.

I procedimenti chirurgici che possono essere eseguiti sono sostanzialmente tre:

  1. La protesi d’anca. La protesi può essere di diversi materiali (es. ceramica) ed è un intervento che richiede bravura, capacità suprema e un’attrezzatura all’avanguardia. Ha un costo molto elevato, prevede un periodo post – operatorio molto lungo e le possibilità di riuscita purtroppo sono molto variabili. Possono verificarsi casi di rigetto ma se l’esito dell’intervento risulta positivo il cane tornerà a vivere una vita più che normale.
  2. Triplice osteotomia del bacino. Questo secondo intervento consiste nel ruotare la parte acetabolare del bacino quanto basta per ricoprire la testa del femore. Ciò necessita di un acetabolo in buone condizioni e comunque va eseguito in età precoce, non appena viene scoperta la malattia. Anche in questo caso occorre bravura ed esperienza.
  3. Ostectomia della testa del femore. Questo tipo di operazione si prefigge di intervenire sulla testa del femore, asportandola completamente. Con il tempo si verrà a formare una nuova articolazione che pur essendo meno funzionale permetterà al cane una vita normale, senza costringerlo a sentir dolore ad ogni passo. Anche questo tipo di intervento va eseguito prima che il cane manifesti un eccessivo calo delle masse muscolari ma i costi sono nettamente inferiori rispetto alle altre operazioni. Il tempo di recupero va dai 2 ai 4 mesi ed i risultati sono più che buoni.

Detto questo, è opportuno ribadire ancora una volta il fattore genetica di questa malattia: è fondamentale eliminare dalla riproduzione cani displasici, maschi o femmine che siano. Un proprietario di cane responsabile, non farà mai accoppiare il suo cane malato ma concentrerà tutti i suoi sforzi per garantirgli il massimo benessere ed il massimo amore.