AGGIORNAMENTO al 15 maggio 2013 –Sono arrivate le nuove foto di Ralf ed una testimonianza emozionanta, da leggere tutta d’un fiato… grazie Fiammetta!Ciao a tutti, sono da circa un mese la mamma umana di Ralf, derivato pitbull di circa 9 anni preso al canile di Marconi. Ralf è il terzo cane che adotto, sempre ovviamente tramite canile.Per i primi 28 anni della mia vita ho generalmente raccolto con mia madre gattini malmessi in strada: li curavamo, qualcuno finiva adottato da altre famiglie, qualcuno restava con noi.

Però dieci anni fa, vivendo ormai da sola, decisi di realizzare un’idea che avevo avuto fin da ragazzina, da quando una volta casualmente entrai nel vecchio canile di Porta Portese e vidi dal vivo tutte quelle creature infelici: adottare un cane, e prenderlo fra i più sfortunati.

Così un bel giorno di maggio, su consiglio di qualche volontario (all’epoca facebook&co non c’erano, si andava di passaparola) entrai nel canile Casa Luca con una richiesta ben precisa: avete da darmi un cagnetto anziano, che non siete mai riusciti a far adottare?

I volontari dell’ufficio adozioni non riuscivano quasi a crederci, perché non capita tanto spesso come richiesta, si guardarono e si dissero che bé, nella gabbia 146 ce n’era una, vecchietta, si poteva provare… non aveva neanche un nome, perché di cani lì ce n’erano a centinaia.

Mi portarono a vederla: classico cane tutto nero con zampette focate marroni, sui 10 kg, pelosotto, muso a punta, carina, forse un po’ più grande di come l’avrei voluta. Occhietti velati da un po’ di cataratta, pochi dentini consumati.  Aveva circa 10 anni e era lì dentro da sempre. La trovai carina, non capii perché nessuno l’avesse mai voluta, e dissi, sì, dai, la prendo io.

Ricordo che il volontario entrò a metterle al collo la corda per portarla nell’ufficio adozioni e ci avviammo: lei trotterellava davanti, testa bassa, annusava davanti a sé,andatura rassegnata, non fece feste, non dimostrò nessun particolare entusiasmo. Non era evidentemente abituata a niente.

Mentre camminavamo diretti all’ufficio, vidi in una gabbia un cagnetto più piccolo di dimensioni, bianco e nero, molto carino, che scodinzolava e faceva le feste: pensai che quello esteticamente era proprio il cagnolino che avevo immaginato, e fui a un soffio dal dire “Voglio lui, datemi lui invece di lei”.

Però poi la guardai camminare davanti a me.

Era rassegnata, era anziana, non aveva mai avuto nulla, però stava camminando verso la libertà. Se avessi detto che volevo quell’altro cane, lei l’avrebbero riportata in quella gabbia e lì sarebbe morta senza aver mai conosciuto altro: lei, che non lo sapeva, ma era a un passo dalla vita vera. Come facevo a dire “Voglio quell’altro” e a ributtarla per sempre in gabbia?

E così la portammo in ufficio, sbrigammo le pratiche, e qualche giorno dopo la portai a casa.

Cal_prima

La chiamai Calpurnia: il mio primo cane, io non sapevo come comportarmi con un cane, lei non sapeva come comportarsi con un padrone.

In pochi giorni imparò a fare i bisogni fuori, e non sul terrazzo. Era silenziosa, non chiedeva mai nulla, ma imparò a apprezzare le passeggiate. Era stata chiusa per così tanto tempo che non si stancava mai a camminare, nonostante l’età, anzi, era vitale come un cucciolo!!!

Capii che mi amava circa 2 settimane dopo l’adozione.

Eravamo uscite con mia sorella che voleva portarmi a vedere alcuni gatti in un posto dove lavorava. Per non portarla dove erano i gatti (non sapevo se le piacevano o no) legammo il suo guinzaglio al finestrino della macchina, parcheggiata in cortile, e salimmo. Una quindicina di minuti, il tempo di vedere i gatti. Poi uscimmo per tornare alla macchina e sulla porta del primo piano chi c’era? Lei, Calpurnia. Con il guinzaglio strappato a morsi, strascinato dietro.

Evidentemente aveva pensato che volessi abbandonarla, e per seguirmi dove mi aveva vista dirigermi, aveva tagliato coi denti (o con quel che le restava, dei suoi pochi denti) il cordino del guinzaglio, per seguirmi!!

E quello fra me e Calpurnia fu un amore immenso, da allora.

Era un cane tranquillo e timido con la gente, ma per lei esistevo solo io, e devo dire che era ricambiata. Io la portavo per tutti i parchi di Roma, passeggiavamo per ore quando uscivo dal lavoro, nei grandi prati lei correva come un proiettile sparato da un cannone, prendeva le curve in derapata, poi si buttava nell’erba e restava a annusarla filo per filo; prendevamo tram e bus e giravamo tutta Roma, tutti coloro che la conoscevano la adoravano. 

Cal_dopo

Adottandola avevo pensato che le avrei regalato un annetto di gioia, al massimo 2.

Invece restò con me per 6 anni. Certo, i primi anni era vitale e piena di energie (tutte le energie mai usate nei 10 anni di canile); nell’ultimo anno e mezzo invece pian piano queste energie sparirono. Il troppo caldo le faceva male, camminare le faceva male…e poi iniziò a non riuscire a alzarsi dalla cuccia, perché le zampine non la reggevano.

Quando l’età cominciò a aggredirla con tanta cattiveria, iniziò a piangere, a gemere, la portai dal veterinario: è ammalata di vecchiaia, mi disse lui, non puoi farci nulla, non ci sono cure che possano guarirla, ha quasi 17 anni. Però puoi evitare che soffra ancora.

E così in un brutto giorno di luglio, dopo che aveva trascorso tutta la mattina a piangere per i suoi dolori, decidemmo di addormentarla.

Se ne andò mentre ero lì a accarezzarla, il tempo di un respiro.

Sono convinta di aver fatto la scelta giusta perché dopo averle dato la vita che meritava per oltre 6 anni, le ho dato il sonno più dolce che mi fosse umanamente possibile darle.

Sei mesi dopo, con il mio fidanzato, abbiamo adottato al canile di Aprilia Mafalda: l’avevo vista in foto su degli appelli e la volli fortemente perché era una cagnetta dalla faccia proprio allegra, abbandonata varie volte ma mai depressa, mi metteva tanta simpatia. Aveva circa 5 anni, una pelliccetta arruffata sale e pepe, un codino sempre in movimento, saltellava ovunque su due zampe per farsi notare, era così buffa!

Mafalda1

Scoprimmo ben presto che la causa di quegli abbandoni era una brutta malattia, la leishmania, ma non ci perdemmo d’animo: la curammo, le provammo tutte. Sembrava reagire bene alle cure, e ogni momento con noi era un momento felice per Mafalda: ma ciclicamente la malattia tornava, e le cure la abbattevano.

Per 3 anni abbiamo sperato di potercela fare.

Mafalda era tanto diversa da Calpurnia: era una cagnolina espansiva con tutti, non tanto portata alle lunghe passeggiate perché era un po’ pigra, a lei piaceva rotolarsi sul prato per ore, al massimo dare la caccia a merli e passerotti. I gatti del quartiere, grandi circa come lei, ogni tanto la maltrattavano e lei non era proprio capace a difendersi, guaiva e scappava.

Poi l’estate scorsa la malattia le è arrivata addosso con tutta la sua cattiveria.

Di colpo ci siamo accorti che era diventata cieca; di colpo, dalle analisi, ci siamo resi conto che tutti i valori erano sballati, e i reni non funzionavano più.

Abbiamo provato con cure quotidiane dal veterinario, abbiamo sacrificato un’estate per provare a starle dietro, ma non è servito proprio a nulla, e anche lei se n’è andata.

E’ stata un’esperienza traumatica che ci ha lasciati amareggiati e scottati.

Nei mesi successivi, io guardavo gli appelli su Facebook, vedevo decine di cani e tutti mi parevano teneri e meritevoli, ma volevo che fosse il mio fidanzato a decidere chi adottare e soprattutto quando.

Un giorno a novembre vedemmo la foto di un pitbull tigrato, ospite del canile da alcuni anni, che i volontari avevano chiamato Ralf. Aveva un musotto molto simpatico, enormi orecchie, lunghissima lingua a penzoloni. Il mio ragazzo si innamorò subito ma non conosceva la razza e poi non si sentiva pronto, specie dopo la triste vicenda di Mafalda, così io decisi di non dire nulla e aspettare.

Controllavo regolarmente gli appelli per vedere se Ralf era sempre in canile, e infatti lui c’era: è difficile far adottare un cane di quella razza, di una certa età, specie se non ama gli altri cani e i gatti. Poi era tigrato marrone  e nero, e chissà perché la gente è convinta che il cane tigrato sia “cattivo”, boh.

E poi con la primavera, finalmente un sabato siamo andati a trovarlo.

L’abbiamo visto nella sua gabbia, tutto tranquillo come i cani che sono abituati a essere trascurati dal pubblico: ci abbiamo giocato, e ci siamo accorti che era molto simpatico. Due ore dopo era a casa nostra.

Ralf3

Ralf è rimasto Ralf: era il nome con cui l’abbiamo chiamato per mesi fra noi, e poi gli sta bene. Dal primo momento in cui l’abbiamo portato a casa si è comportato egregiamente: non ha mai sporcato, ha subito imparato a andare al guinzaglio con i nostri ritmi,  si è abituato alla vita con noi e ai nostri orari di lavoratori. Con le persone è un agnellino. Di giorno noi non siamo a casa e lui se ne sta sul terrazzo sdraiato a godersi il sole; nel fine settimana si gode delle lunghe passeggiate e le corse nelle aree gioco, poi pascola nei prati dove mangia erba e margherite. Gli piace andare in macchina, l’abbiamo portato a correre in spiaggia, ha bevuto il mare e non gli è tanto piaciuto. Quest’estate lo porteremo a scarpinare in montagna, così sfogherà tutta la sua energia!

Ralf1 

Adesso speriamo che Ralf resti a lungo con noi, in modo da riscattare i suoi  anni di canile solitario e darci tutta l’allegria di cui è portatore!

Se non fossi andata in canile, quel giorno di maggio di 10 anni fa, a adottare Calpurnia (o meglio: il cane della 146) mi sarei persa un pezzo enorme di vita. Tutti i bei ricordi, tutta la felicità vissuta che mi riempie il cuore; è vero, anche tanta tristezza, perché quando un amico a 4 zampe ti lascia, la tristezza ti resta per sempre, ma fa parte dell’esistenza e non deve spaventare.

Andate in canile e non fermatevi all’apparenza. Fatevi consigliare dai volontari, scegliete i cani sfortunati, non pensate solo al cucciolo, al bel cane biondo della pubblicità, al cane simpatico e espansivo. Ci sono cani timidi che devono solo sbocciare come dei fiori, ci sono cani anziani che hanno diritto al loro raggio di sole, ci sono cani adulti e neri che dentro sono solo dei cuccioli paffuti in cerca d’amore. Dategli una possibilità, ne vale davvero la pena!!!!”

AGGIORNAMENTO al 6 aprile 2013 – E finalmente è arrivato il giorno magico di Ralph… ed oggi è arrivata la sua adozione! grazie di cuore alla sua famiglia e a chi ha reso possibile tutto questo!

AGGIORNAMENTO al 2 marzo 2012 – Oggi Leda ha deciso di adottare a distanza Ralph. Grazie per questa scelta d’amore!

Ralf è un pitbull  tigrato di taglia medio-piccola con un musetto davvero carino e due orecchie buffe.

E’ un cane tranquillo, mansueto, socievole, e tanto tanto coccolone.

Ama la compagnia umana ed è un piacere passeggiare con lui.

Se lo si conosce non potrà non rimanere impresso nel cuore.

Associazione Volontari Canile di Porta Portese

https://www.iolibero.org/

RALF, matricola  1674/09 vi aspetta al:

RIFUGIO COMUNALE PONTE MARCONI (Ex Cinodromo)
Lungotevere Dante, 500, Roma
Dal lun al ven dalle h. 10 alle h. 16
Il sabato dalle h. 10 alle h. 12.45
Cell. Adozioni 349 3686973

adozioni@iolibero.org

centralino del rifugio Ponte Marconi ex Cinodromo 06 5570199

Le informazioni su indole e comportamento dei cani e gatti  presenti nelle schede e/o nei commenti dell’appello sono soltanto indicative ed hanno il solo scopo di corredare la storia e le fotografie con dettagli aggiuntivi. Le informazioni dettagliate su indole, comportamento e salute degli animali nonchè la necessaria consulenza per un corretto inserimento dell’animale prescelto nel nuovo contesto verranno fornite dal personale AVCPP competente al momento della adozione.